Acqua, energia, second hand: i ragazzi scoprono la sostenibilità 

Lo stile di vita sostenibile sta facendo proseliti fra i ragazzi della Generazione Z. Tutti i comportamenti tesi alla tutela dell’ambiente stanno guadagnando terreno tra le nuove generazioni. In occasione dell’Earth Day 2024, Skuola.net riepiloga i risultati più interessanti emersi dalle sue recenti indagini. Si scopre così che la Generazione Z non si limita a manifestare per la tutela dell’ambiente, ma si impegna anche con attenzioni quotidiane, grandi e piccole.

Circa il 90% è attento a non sprecare acqua o risorse energetiche, mentre oltre l’80% cerca di limitare l’uso di plastica e di ridurre le emissioni nocive nell’atmosfera. Inoltre, molti si rivolgono al mercato dell’usato per evitare di sostenere produzioni inquinanti.

Acqua ed energia: no agli sprechi

Partiamo da una delle questioni più urgenti: la scarsità di risorse idriche. La risposta dei giovani è chiara: circa la metà si impegna al massimo per consumare meno acqua possibile durante la doccia, la spazzolatura dei denti, e così via. Un altro 38% ci presta spesso attenzione. Solo il 13% lascia scorrere l’acqua senza pensarci due volte.

Anche per quanto riguarda l’energia elettrica proveniente da fonti non rinnovabili, quasi due terzi dei giovani sono attenti a non lasciare luci accese quando non servono, mentre il 26% fa del suo meglio per adottare questa abitudine. Solo il 10% non si cura affatto di questo aspetto.

Plastic free: 1 su 3 ha eliminato gli oggetti in plastica

La lotta all’inquinamento passa anche attraverso la riduzione dell’uso di plastica, uno dei materiali più dannosi per l’ambiente marino e non solo. Circa un terzo dei giovani afferma di aver eliminato, per quanto possibile, la plastica dalla propria vita, rinunciando ai suoi derivati come bottiglie, piatti, bicchieri e posate. Il 50% ci sta provando, ma ammette che è difficile, mentre il 10% vorrebbe farlo ma fatica. Solo il 9% continua a utilizzare la plastica come se non ci fosse un domani.

Il 54% riduce l’uso di riscaldamento e aria condizionata 

Analogamente, la Generazione Z preferisce ridurre l’uso di riscaldamento e aria condizionata per evitare di danneggiare ulteriormente il pianeta. Il 54% gestisce in modo oculato caloriferi e climatizzatori, consapevole del loro impatto sul cambiamento climatico, utilizzandoli solo quando è davvero indispensabile. Il 31% lo fa occasionalmente, mentre solo il 15% antepone il proprio comfort al benessere collettivo.

“Second hand”: la scelta del 40% dei giovani 

Infine, ci sono piccoli gesti che possono fare la differenza, come l’acquisto di abiti e accessori usati, che contribuisce a limitare le produzioni industriali spesso inquinanti. Perciò, quando devono aggiornare il loro guardaroba, il 40% dei giovani si reca prima nei mercatini, sia fisici che online, alla ricerca di opportunità. Il 15% lo fa sempre, mentre il 24% lo fa spesso.

Il 90% approva l’uso di dispositivi tech ricondizionati

Lo stesso vale per la tecnologia: la riparazione e il riutilizzo dei dispositivi dismessi da altri, come gli smartphone, stanno diventando sempre più popolari. Quasi il 90% della Generazione Z approva questa pratica: il 28% la considera un’opzione standard quando si tratta di sostituire il telefono, il 18% l’ha già fatto almeno una volta, mentre il 43% non l’ha ancora fatto ma non esclude di farlo in futuro.

About Health: nuove tecnologie e benessere psicofisico le nuove consapevolezze degli italiani

Nomisma ha realizzato una ricerca sui driver che guidano le nuove abitudini e le scelte degli italiani in ambito healthcare. I risultati completi dello studio verranno presentati in occasione dell’evento About Health, dedicato a trend, normative e strategie di web marketing nel settore salute, che si terrà a Bologna il prossimo 23 maggio.

Rispetto a 5 anni fa, il 37% degli italiani dichiara di essere maggiormente interessato al proprio benessere fisico, mentre oltre un terzo è più attento al benessere psicologico, con un picco del 40% nella fascia di età tra 18 e 29 anni (fonte: Osservatorio Sanità UniSalute).
Nonostante l’aumento del costo della vita, le famiglie italiane sembrano decise di non rinunciare alle spese sanitarie, limitando invece quelle per beni e servizi ritenuti non essenziali.

Preferite le strutture private a discapito di quelle pubbliche

La crisi sanitaria connessa alla diffusione della pandemia Covid-19 ha indubbiamente influenzato l’approccio degli italiani al tema salute e al tema del ricorso a cure e visite mediche. Al tempo stesso, ha condizionato anche l’operato delle strutture sanitarie italiane.

Ma a chi si rivolgono gli italiani per i controlli e le cure?
Dopo la pandemia, circa 13 milioni di persone hanno preferito prestazioni in libera professione, erogate da strutture private. 
Tra i criteri che guidano questa scelta, oltre a tempi di attesa inferiori (72%), anche maggiore disponibilità di date e orari per visite o esami (43%) e maggiore semplicità nel prenotare la visita o l’esame (28%).

Le tecnologie al servizio della sanità

Un altro criterio riguarda la disponibilità di tecnologie avanzate (fonte: Osservatorio Sanità UniSalute).
A questo riguardo, il tema della trasformazione digitale del settore healthcare gioca un ruolo rilevante, tanto che la gran parte delle aziende sanitarie in Italia stanno dedicando ingenti risorse su questo fronte. Nel 2022 gli investimenti sono stati 1,8 miliardi di euro, soprattutto per cybersecurity, cartella clinica elettronica e telemedicina.

Del resto, 1 adulto su 3 utilizza strumenti digitali nell’ambito del benessere e della salute, considerando l’opportunità, in particolare, in termini di semplificazione all’accesso e all’utilizzo dei servizi (47%), maggiore possibilità di scelta (38%) e maggiore continuità nella cura (32%).

La digitalizzazione riguarda soprattutto la fase di ricerca di un servizio

Nel complesso, il processo di digitalizzazione in ambito salute rappresenta una modalità integrativa della fruizione del servizio. Il contatto diretto con medici e professionisti sanitari non è messo in discussione, rappresentando sempre la modalità di interazione cruciale con il paziente.
Piuttosto, la digitalizzazione riguarda soprattutto la fase di ricerca di un servizio adeguato alle proprie esigenze.

Nelle fasi preliminari di individuazione della struttura a cui rivolgersi gli italiani si affidano infatti principalmente a internet, ritenuto più efficace per gli utenti del Nord Italia, mentre al Sud e nelle Isole il principale strumento è il passaparola e nelle regioni del Centro trova maggiore riscontro l’azione di promozione intrapresa dalle strutture sanitarie, realizzata tramite spazi fissi dedicati.

Lavoro e Pubblica amministrazione: fino al 2028 sono previste 148 mila assunzioni all’anno

Lo ha rivelato Unioncamere, l’unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura: da oggi fino al 2028 ogni anno il ricambio di personale all’interno della Pubblica amministrazione italiana sarà pari, in media, a 148 mila profili professionali. 

Nove su 10 di questi profili riguarderanno una sostituzione per turnover. E la maggior parte, ovvero quasi 310 mila assunti in 5 anni, troverà impiego nei Servizi generali della Pubblica amministrazione.
Nonostante questo dato, Unioncamere segnala la carenza di laureati in discipline Stem, insegnanti e personale medico.

Metà saranno profili altamente specializzati, soprattutto in ambito tecnologico

La metà delle professionalità che andranno a sostituire il personale della Pubblica amministrazione fino al 2028, sarà costituita da profili altamente specializzati, con competenze elevate in ambito digitale e tecnologico.

A questi vanno aggiunti i 234 mila profili che troveranno lavoro nel settore pubblico dell’Istruzione e 198 mila in quello della Sanità.

All’appello mancheranno profili Stem, insegnati, e professionisti del settore medico sanitario

Già oggi però si sa che all’appello mancheranno, sia nel settore pubblico come in quello privato, tra gli 8 mila e i 17 mila giovani in possesso di laurea in discipline Stem, Inoltre, tra i 9 mila e i 12 mila laureati con indirizzo insegnamento e formazione, e circa 7 mila con un profilo medico sanitario. 

“È un grande punto interrogativo per il rinnovamento della Pubblica amministrazione – ha sottolineato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, intervenendo all’incontro ‘Facciamo semplice l’Italia’, organizzato a Monza -. Per la transizione amministrativa e digitale, accanto alle tecnologie, servono persone e competenze”.

“È necessario innestare la marcia sulla formazione continua, soprattutto sul fronte digitale”

“L’Italia purtroppo avrà circa 8 milioni di persone in età da lavoro in meno entro il 2050 per effetto dell’andamento demografico e dell’invecchiamento della popolazione – ha aggiunto il presidente di Unioncamere -. Inoltre, nell’ultimo anno gli italiani che si sono trasferiti all’estero, ci rivela il Censis, sono stati oltre 82 mila. Trentaseimila di questi sono giovani tra i 18 e i 34 anni”. 

Per rinnovare la nostra Pubblica amministrazione e consentirle di svolgere il ruolo di volano della nostra economia e della nostra società, secondo Giuseppe Tripoli occorre “renderla più attrattiva per i giovani. È necessario anche innestare la marcia sulla formazione continua del personale, soprattutto sul fronte del digitale – ha sottolineato -. Un cammino che le Camere di commercio hanno intrapreso già da alcuni anni”. 

Space Economy: l’Osservazione della Terra in Italia vale 230 milioni di euro

Per le sue implicazioni sullo sviluppo tecnologico ed economico anche in settori tradizionalmente distanti, in Italia il settore spaziale è sempre più strategico. Alla filiera italiana dello spazio sono riconosciute alte competenze tecnologiche nei diversi ambiti, Osservazione della Terra, Comunicazione Satellitare, Navigazione Satellitare e Esplorazione Spaziale, e un’integrazione su tutta la value chain.

Secondo i dati dell’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 il mercato italiano dei servizi di Osservazione della Terra ha proseguito la sua crescita, raggiungendo 230 milioni di euro, +15% rispetto al 2022.
Ma per la creazione di un mercato sostenibile e competitivo sul piano internazionale è necessaria la creazione di un vero ecosistema, che al momento, risulta ancora embrionale rispetto a Stati Uniti e Francia. 

I numeri del mercato italiano

“Il mercato dell’Osservazione della terra, componente rilevante spesso associata all’intera concezione della New Space Economy, registra un aumento rispetto agli anni precedenti che ne consolida ancor maggiormente l’importanza all’interno della Space Economy nazionale – spiegano Angelo Cavallo e Camilla Colombo, Responsabili Scientifici dell’Osservatorio Space Economy -. Il 71% del fatturato delle imprese del settore è generato da forniture al comparto pubblico, mentre il restante 29% grandi imprese, Pmi e startup. Un trend che in parte è dovuto alle innumerevoli risorse messe a disposizione tramite bandi pubblici, PNRR in primis. In termini di distribuzione geografica, il 35% del fatturato è dovuto al commercio interno, mentre il 65% è frutto di relazioni oltreconfine”. 

Le Pmi della filiera spaziale

Le Pmi che compongono la filiera spaziale sono l’83% del totale, ma faticano ad avere le Agenzie Spaziali come clienti, per difficoltà a partecipare a bandi e gare pubbliche.

In questo contesto, l’espansione della Space Economy verso settori non spazio è agli inizi. Oggi, solo il 10% delle aziende End-User (imprese potenzialmente clienti di applicazioni derivanti dall’utilizzo combinato di tecnologie spaziali e digitali) si sta interessando a iniziative legate alla Space Economy, il restante 90% non conosce il tema o non lo percepisce di valore.

I trend tecnologici

Da un punto di vista commerciale si conferma l’interesse per gli In-Orbit Services, dalla riparazione di satelliti al rifornimento in orbita, passando per la riallocazione orbitale e l’assemblaggio componenti 3D.
Sull’onda dell’Everything-as-a-Service che continua a caratterizzare i più diffusi business digitali, anche nello spazio si assiste alla diffusione di modelli di business servitizzati, nello specifico, Satellite as a Service (SaaS) e l’Insight as a Service (IaaS).

Il primo fa riferimento alla possibilità di trasmettere dati e usufruire di servizi satellitari, delegando le complesse operazioni satellitari e la raccolta di dati a fornitori terzi. Con il modello IaaS, invece, non solo avviene la trasmissione dei dati satellitari, ma vengono anche condivisi i cosiddetti ‘actionable insights’, cioè le informazioni operative che derivano da tali dati.

Priivacy, Meta permette di scollegare le informazioni tra Facebook e Instagram: cosa significa?

Dopo Google un altro big della tecnologia intende conformarsi al Dma della UE.
Il nuovo regolamento europeo sui mercati digitali entrerà in vigore a marzo 2024, e punta a combattere le pratiche di mercato sleali e le distorsioni della concorrenza da parte delle Big Tech. E di fatto, agli utenti di Instagram e Facebook europei verrà offerta la possibilità di scegliere se condividere o meno le proprie informazioni tra i due servizi.

A dare notizia è la società di Zuckerberg sul suo blog: per conformarsi all’imminente entrata in vigore del Digital Market Acts anche Meta apporta modifiche relative alla privacy dei dati degli utenti.

Gli utenti riceveranno una notifica di avviso

“Il Dma cerca di promuovere la contendibilità e l’equità nei mercati digitali, un’ambizione supportata da Meta. Ci impegniamo a continuare a lavorare per garantire che i prodotti Meta nella UE siano conformi al Dma e offrano valore alle persone – scrive Tim Lamb, direttore della concorrenza e della regolamentazione di Meta -: abbiamo riunito un ampio team interfunzionale composto da dipendenti senior provenienti da tutto il mondo e da tutta la nostra famiglia di app”.

Nelle prossime settimane, gli utenti riceveranno notifiche che li informeranno del cambiamento. I cambiamenti verranno applicati nell’Unione Europea, allo Spazio Economico Europeo e alla Svizzera.

Gestire gli account separatamente per ogni piattaforma o servizio

Gli utenti di queste aree potranno utilizzare vari servizi Meta senza che le loro informazioni siano interconnesse. Ad esempio, le persone possono utilizzare Facebook Messenger in modo indipendente senza richiedere un account Facebook.

Meta ha aggiunto che gli utenti di Instagram e Facebook che hanno collegato entrambi gli account possono scegliere di gestirli separatamente e non condividere più le informazioni tra i due account.
Gli utenti possono anche scegliere se condividere le informazioni tra i propri account Facebook e i servizi di Gaming e Marketplace della piattaforma, riporta Ansa.

Decidere quali informazioni condividere e dove

Ci sarà anche la possibilità di utilizzare Instagram e Facebook gratuitamente con annunci pubblicitari, o di iscriversi per non vedere più annunci pubblicitari.

“Se le persone si iscrivono per non vedere più gli annunci, le loro informazioni non verranno utilizzate per gli annunci. Questa scelta è stata lanciata nel novembre 2023 – aggiunge Lamb -. Al di là di queste nuove scelte, tutti coloro che utilizzano i servizi Facebook e Instagram continueranno a beneficiare dell’ampia gamma di strumenti esistenti che abbiamo creato per offrire alle persone la possibilità di scegliere quali informazioni condividere e come trattiamo i loro dati”.

Mutui: con le surroghe green la rata si abbatte del 25%

Finalmente un dato positivo per aspiranti mutuatari e per chi ha già un finanziamento in corso e vuole surrogarlo. Il 2023 si è chiuso con un calo dei tassi fissi: oggi, infatti, per un mutuo surroga gli indici partono dal 3,10%.
Ma le buone notizie non finiscono qui. Le sorprese arrivano anche per chi ha il mutuo legato a un immobile in classe energetica A o B e vuole cambiare banca.

Si tratta delle cosiddette surroghe green, finanziamenti destinati ai proprietari di abitazione in queste classi energetiche.
In questo caso, “Il calo degli indici ha determinato una diminuzione significativa dei tassi fissi offerti dalle banche – commenta Ivano Cresto, Managing Director prodotti di finanziamento di Facile.it – e la surroga può diventare un’opportunità estremamente vantaggiosa per chi ha un mutuo a tasso variabile, ma anche per chi ha un fisso sottoscritto a partire dalla seconda metà del 2022“.

Tassi fissi: a gennaio 2024 se sostenibili sono più convenienti

“Oggi, poi – aggiunge Cresto -, gli istituti di credito stanno dando molta attenzione anche ai finanziamenti destinati alle case nelle prime classi di efficienza energetica, con un importante impulso ai mutui green, che già lo scorso anno rappresentavano il 7,2% delle richieste totali sulla prima casa”.
Le condizioni sui tassi fissi rilevate a gennaio 2024 da Facile.it sono addirittura più convenienti se si guarda all’offerta green delle banche.
I prodotti di finanziamento destinati normalmente a immobili in classe energetica A o B in alcuni casi, vengono estesi anche a quelli in classe C.

Un risparmio notevole soprattutto per i mutui recenti a tasso variabile

Prendendo in considerazione un finanziamento standard a tasso fisso (126.000 euro da restituire in 25 anni a fronte di un LTV del 70%), i migliori tassi fissi per un mutuo green prima casa partono addirittura da 2,60%, con una rata mensile pari a 572 euro.

Con le surroghe green i tassi fissi agevolati scendono ulteriormente, fino ad arrivare al 2,45%. Dati alla mano, il potenziale risparmio è notevole, soprattutto per chi ha un mutuo a tasso variabile di recente sottoscrizione.

Da 750 euro la rata passa a circa 570 euro

Sempre ipotizzando un finanziamento standard, il mutuatario potrebbe abbattere la rata fino al 25%, portandola dagli attuali 750 euro a circa 570 euro, con un risparmio di quasi 180 euro.

Per il tasso variabile è stato considerato un finanziamento sottoscritto a gennaio 2022 con tasso TAN iniziale pari a 0,67% (Euribor3m+1,25%).
La stima sulla variazione delle rate non tiene però in considerazione l’ammortamento della quota capitale, elemento che potrebbe variare in base alle caratteristiche del mutuo.

Investimenti responsabili: risparmiatori, retail alimentari e Pmi 

Con due ricerche condotte in collaborazione con il Forum per la Finanza Sostenibile, BVA Doxa è uno tra principali attori delle settimane della SRI Sustainable and Responsible Investment, l’appuntamento dedicato all’Investimento Sostenibile e Responsabile svolto tra Milano, Roma e online dal 14 al 28 novembre.

In apertura dei lavori BVA Doxa ha presentato lo studio ‘Risparmiatori italiani, investimenti sostenibili e settore agroalimentare’, che ha approfondito gli orientamenti degli investitori retail rispetto agli investimenti ESG, in particolare, relativi al settore agroalimentare.
L’indagine, realizza con il sostegno di AllianzGI e Anasf, ha coinvolto 1.400 risparmiatori che nell’ultimo anno hanno investito almeno 1.000 euro, di cui 505 almeno 20.000 euro.

Sì a investimenti ESG nel comparto agroalimentare

Il 78% degli intervistati conosce, o quantomeno, ha sentito parlare di investimenti sostenibili, e il 21% ha già sottoscritto prodotti SRI.
Emerge interesse per il settore agroalimentare: il 65% di chi conosce gli investimenti sostenibili sarebbe disponibile a investire con criteri ESG nel comparto, considerato dal 46% fondamentale per la sostenibilità ambientale.

Per la metà dei risparmiatori che conoscono gli investimenti sostenibili, nel corso dell’ultimo anno sono aumentate le informazioni sui prodotti SRI fornite dalla banca, dall’assicurazione o dal consulente finanziario.
Il 47% degli intervistati percepisce inoltre un aumento delle competenze e dell’attenzione da parte del settore finanziario.

Pmi: aspettative di stakeholder e mercato i fattori chiave

La seconda settimana di eventi si è chiusa ancora una volta con la presentazione della seconda ricerca di BVA Doxa, ‘Pmi italiane, policrisi e finanza sostenibile: le opportunità per le imprese’, realizzata in collaborazione con Finlombarda, Forum della Finanza Sostenibile, e con il sostegno di BPER Banca ed ENPACL.

Allo studio hanno partecipato 450 Pmi, che hanno dimostrato di essere pienamente coinvolte nel processo di trasformazione sostenibile.
Per il 56% delle aziende i temi ESG hanno un ruolo ‘molto importante’ nelle scelte strategiche e di investimento. Un dato in forte aumento rispetto al 27% rilevato nell’indagine condotta nel 2020 (46% nel 2022).

I fattori da considerare nella spinta all’adozione di criteri ESG nelle strategie aziendali sono le aspettative del mercato e degli stakeholder.
Il 70% delle Pmi coinvolte nell’indagine dichiara di aver ricevuto richieste specifiche da clienti (35%), stakeholder interni, banche, compagnie assicurative, fornitori e investitori.

A cosa associare la sostenibilità?

Per finanziare i progetti sostenibili la maggior parte delle Pmi guarda ancora alle banche, ma oltre la metà esprime apertura in merito a nuovi strumenti finanziari, per ora scelti dal 18% delle aziende.

La propensione da parte degli operatori appare comunque abbastanza diffusa. Il 54% delle imprese ha ricevuto proposte di strumenti diversi dal credito.
La sostenibilità viene associata a obblighi legali (68% delle Pmi è abbastanza o molto d’accordo) o alle richieste e aspettative del mercato. Ma può diventare anche un fattore competitivo (86% abbastanza o molto d’accordo nel ritenere che la sostenibilità offra questa opportunità), e può contribuire a ridurre rischi rilevanti anche dal punto di vista economico e finanziario (82%).

Blockchain e web3 rivoluzionano il business

Il potenziale trasformativo della blockchain va infatti ben oltre le dinamiche finanziarie o le fluttuazioni del mercato delle criptovalute. Grazie a tecnologie come la blockchain il web3 infatti è il nuovo paradigma che promette di rivoluzionare il business creando un ecosistema più distribuito e decentralizzato. 
È quanto è emerso nel corso del convegno Blockchain impact on Business: Web3 and Internet of Value, organizzato al Parlamento Europeo dall’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano.

Nonostante le tempeste del mondo delle crypto, il settore legato al web3 sta dimostrando una notevole resilienza. La capitalizzazione di mercato di criptovalute e altri asset digitali ha raggiunto 1.300 miliardi di dollari (+32% in un anno). Circa 3 milioni di utenti mensili usano attivamente applicazioni decentralizzate (+32% in un anno), con 15.000 DApp sul mercato. E l’ecosistema DeFi (DApp del settore finanziario) è stabile a 40 miliardi di dollari.

Il progetto Digital Euro della UE

Nel 2022 sono stati identificati 278 progetti web3 (+13% rispetto al 2021). Nel settore bancario, 63 delle 100 principali banche al mondo hanno attivato almeno un progetto legato all’utilizzo di stablecoin, Central Bank Digital Currencies (CBDC) o servizi di custodia e investimento in criptovalute.

A oggi 94 banche centrali (60% del totale) stanno studiando o sperimentando nel campo delle CBDC.
Sono 129 le iniziative locali avviate e ci sono già 5 progetti attivi, mentre il 46% delle iniziative è in fase di sperimentazione (+8% sul 2022).
Contestualmente, anche l’Unione Europea sta mostrando un crescente impegno nello sviluppo del settore web3, evidenziato dal lancio del progetto Digital Euro e dalla pubblicazione del regolamento MiCA.

Una nuova era di fiducia decentralizzata

I principi fondamentali del web3 incentivano catene di valore collaborative, consentendo ai partecipanti di utilizzare e combinare smart contract preesistenti per innovare senza richiedere autorizzazioni.
Le imprese sperimentano tempi e costi di transazione ridotti attraverso processi fidati basati su blockchain. Gli strumenti web3 non solo offrono accesso a flussi di ricavi innovativi, ma consentono anche il riposizionamento del marchio per raggiungere nuovi segmenti di clientela.

In sintesi, il web3 sta ridefinendo la natura stessa dei modelli di business, promuovendo un coinvolgimento più forte degli utenti, una maggiore efficienza operativa e una nuova era di fiducia decentralizzata, in primis nel mondo digitale, ma anche con ripercussioni nel mondo fisico.
Una delle caratteristiche che potrebbe portare grandi novità nel campo del business è quella della programmabilità dei pagamenti nativi nell’ambito del web3.

Strumenti potenti per ottimizzare le transazioni finanziarie

Con gli smart contract basati su blockchain il concetto di ‘delivery versus payment’ assume una nuova dimensione. In un contesto di trade finance basato su web3, il pagamento potrebbe essere programmato automaticamente solo al momento in cui il compratore conferma la ricezione fisica del prodotto, garantendo la sicurezza della transazione.

La ‘time-bound automation’ sulla blockchain potrebbe essere utilizzata per gestire pagamenti programmabili legati a condizioni specifiche, garantendo il pagamento regolare senza richiedere azioni manuali.
Incorporando queste funzionalità nel contesto del web3, i pagamenti programmabili diventano strumenti potenti per ottimizzare le transazioni finanziarie, sfruttando la sicurezza e la trasparenza intrinseche della tecnologia blockchain.

Commercio: perchè aprire un negozio nel 2023 è una “missione impossibile”?

Carovita, rallentamento dei consumi, concorrenza della grande distribuzione e del web non accelerano solo le chiusure di imprese nel commercio, ma fanno crollare anche le ‘nuove nascite’.

Per il 2023 l’Osservatorio Confesercenti, sulla base di elaborazioni dei dati camerali, stima che abbiano tirato su la saracinesca per la prima volta poco più di 20mila attività, l’8% in meno del 2022. È il numero più basso degli ultimi dieci anni: nel 2013 erano state oltre 44mila, più del doppio. E nel 2030 saranno circa 11mila.
Una crisi che ha falcidiato il tessuto commerciale italiano, e che senza un’inversione di tendenza è destinata a continuare.
Insomma, oggi aprire un negozio è una missione sempre più impossibile. 

Le tipologie di attività più a rischio estinzione

Il ‘crollo delle nascite’ riguarda quasi tutte le tipologie di commercio in sede fissa, con cali particolarmente rilevanti per i negozi di articoli da regalo e per fumatori (-91%, -1.293 nuove aperture vs 2013), gestori carburanti (-80%, -441), edicole e punti vendita di giornali, riviste e periodici (-79%, -625), ma anche negozi di tessile, abbigliamento e calzature, che nel 2023 dovrebbero registrare solo 2.167 iscrizioni di nuove attività (-3.349).

Con la progressiva riduzione della rete di negozi, anche gli intermediari del commercio perdono pezzi. Per il 2023 si prevedono solo 9.306 nuove iscrizioni, quasi la metà delle 18.149 del 2013.
Tra le attività del commercio, le nuove imprese aumentano solo nel commercio via internet, che vede esplodere le iscrizioni rispetto a dieci anni fa (6.427 quest’anno, +188%), comunque insufficienti a compensare il calo di natalità complessiva del settore (-23.320). 

Ambulanti: nel 2025 non ci saranno più nuove iscrizioni?

Aperture in caduta libera anche per il commercio su aree pubbliche, che quest’anno dovrebbe registrare solo 3.626 nuove imprese, -9.377 rispetto al 2013.
Quello del commercio ambulante è un caso particolare. Se la situazione dei mercati appare compromessa da dieci anni di incertezza, ora il comparto ha frenato gli investimenti, causando la chiusura di migliaia di imprese e il depotenziamento dell’offerta.

Il crollo di aperture del 2023 è il culmine di una tendenza discendente: nel 2022 le nuove imprese erano solo 4.008 e 6.009 nel 2021, numeri lontanissimi dai livelli del 2013 (13.003) e dei primi anni del decennio passato. Se il trend degli ultimi due anni si mantenesse inalterato, nel 2025 non ci sarebbero più nuove iscrizioni.

Nessuna regione sfugge alla denatalità di nuove imprese

Nessuna regione sfugge alla riduzione di nuove imprese del commercio, con livelli di aperture ovunque inferiori rispetto al 2022, soprattutto nel Lazio e Sardegna (-11%), Campania e Sicilia (-10%).
Nel confronto decennale la denatalità peggiore è registrata dal Piemonte (-70% vs 2013, -3.201 aperture), seguito da Sardegna (-67%, -852), Lazio (-62%, -2.784), Sicilia (-61%, -2.360).

Considerando il numero assoluto delle nuove aperture, sempre rispetto al 2013, è la Campania a registrare il calo più consistente (-4.421), seguita da Piemonte (-3.201), Lazio (-2.784), Sicilia (-2.360), Lombardia e Veneto (rispettivamente -2.325 e -2.088).

Sostenibilità: un vademecum di azioni concrete

Come agire per il cambiamento ambientale e sociale? Durante l’edizione 2023 del Salone della Csr e dell’innovazione sociale sono emersi alcuni suggerimenti per azioni concrete e puntuali, tradotti in pillole di sostenibilità dedicate a persone e imprese. Dal 2013 il Salone contribuisce alla diffusione della cultura della responsabilità sociale, offre occasioni di aggiornamento e facilita il networking tra i diversi attori sociali.

La sostenibilità è un processo in evoluzione: essere responsabili è l’unica strada possibile e misurare l’impatto è il punto di partenza per definire strategie efficaci per un futuro sostenibile. Ma è anche un percorso condiviso, e richiede una trasformazione degli stili di vita e del modo di gestire le organizzazioni.
Per abitare il cambiamento è necessario costruire una nuova bussola di valori e valorizzare il ruolo che ognuno gioca per lo sviluppo sostenibile.

Pillole di sostenibilità per le persone

Anzitutto ridurre lo spreco alimentare, e scegliere sempre e solo prodotti di stagione, possibilmente sfusi, oppure confezionati con materiali ecosostenibili e riutilizzabili.
Imparare a riparare gli oggetti e a riutilizzare gli scarti in modo creativo con il fai-da-te.

Partecipare in modo continuativo e costruttivo alla vita della propria comunità, cominciando dagli ambiti che si percepiscono come più vicini, come la scuola, le iniziative di solidarietà o attività, ad esempio il plogging, la raccolta dei rifiuti mentre si fa jogging.
Condividere con parenti, amici, vicini i comportamenti virtuosi, anche attraverso la creazione di gruppi di acquisto e condivisione.

Scelte sostenibili in casa e all’aperto

E ancora: insegnare ai propri figli che la sostenibilità è un valore, coinvolgendoli direttamente con piccoli ‘incarichi’, come la raccolta differenziata o il mercatino dei giochi usati.
Fare più attività sportiva e vivere lo sport come momento di inclusione e aggregazione, partecipando attivamente alle iniziative sul territorio.

In casa, usare riduttori di flussi d’acqua, non lasciare dispositivi elettrici ed elettronici in stand-by, scegliere elettrodomestici a basso consumo.
Scegliere di andare a piedi, con i mezzi pubblici o in bicicletta per gli spostamenti in città e preferire il treno per i viaggi più lunghi. E conoscere e approfondire temi legati sostenibilità anche visitando musei, mostre, biblioteche e spazi culturali.

Pillole di sostenibilità per le organizzazioni

Investire nell’educazione dei giovani e nella formazione dei collaboratori, ripensare la logistica e rinnovare le flotte aziendali per ridurre l’impronta carbonica, promuovere la simbiosi industriale per migliorare l’economia circolare, dedicando maggiori risorse alle collaborazioni di filiera e all’ecodesign. Lo riporta Adnkronos. Ma anche creare più spazi per il verde pubblico e realizzare orti e giardini sui tetti degli edifici aziendali.
Facilitare e sostenere la creazione di comunità energetiche, investire risorse in cultura e migliorare la collaborazione con gli enti culturali. Innovare i sistemi di welfare aziendale per renderli più vicini ai bisogni delle persone, ridurre l’impatto degli eventi musicali, sportivi e culturali, rendere etichette e confezioni più chiare per favorire ulteriormente la trasparenza verso il consumatore. E definire e applicare policy DE&I.