2024, sarà l’anno della ripresa della Tecnologia di Consumo?

Il Consumer Electronics Show (CES), un evento di punta nel panorama tech mondiale, ha dato il via al nuovo anno per il settore dei beni di consumo tecnologici e durevoli (T&D). Secondo gli analisti di GfK, è il momento di analizzare i risultati e le tendenze emergenti del passato e anticipare quelle del prossimo futuro.
Nonostante il 2023 abbia deluso le aspettative di ripresa a causa delle numerose crisi, si prevede che il mercato globale T&D tornerà a mostrare segni di positività nel 2024.

Il bilancio del 2023 

“Inizialmente, avevamo previsto un 2023 difficile per il mercato globale della Tecnologia di Consumo, a causa dell’inflazione in aumento e della saturazione post-pandemica. Le tensioni geopolitiche e le guerre, unite alla persistente incertezza dei consumatori, hanno contribuito a una previsione di un calo del -3% rispetto al 2022,” afferma Ines Haaga, esperta GfK per il settore Tech & Durables.

Tuttavia, nonostante le prospettive negative, il fatturato globale è rimasto superiore ai livelli pre-pandemici del 2019, grazie alla crescita nei settori IT & Office e Piccolo Elettrodomestico, rispettivamente +16% e +21%. Al contrario, l’Elettronica di Consumo ha mostrato segnali di debolezza.

Prezzo e premium come driver di crescita

Secondo l’indagine internazionale GfK Consumer Life, il prezzo nel 2023, ancora una volta, risulta essere un elemento chiave nelle decisioni d’acquisto dei consumatori. Retailer e produttori hanno risposto con periodi promozionali estesi e una maggiore offerta di prodotti scontati.

In tale contesto, i consumatori hanno potuto accedere a prodotti premium a prezzi scontati, sfruttando l’appeal delle tariffe più accessibili. Settori come IT & Office e Piccolo Elettrodomestico hanno registrato performance notevoli, mentre l’Elettronica di Consumo è rimasta in difficoltà.

Previsioni ottimistiche per il 2024

Dopo due anni di declino, le previsioni GfK indicano per il 2024 un ritorno a valori positivi, seppur in modo contenuto. Nel nuovo anno, ci si aspetta che cicli di sostituzione di prodotti, in particolare smartphone e PC portatili, stimoleranno la crescita nel settore delle telecomunicazioni. Eventi sportivi come i Giochi Olimpici e i Campionati europei di calcio dovrebbero contribuire positivamente all’elettronica di consumo.

Le differenze regionali nel settore Tech osservate nel 2023 potrebbero ampliarsi, con previsioni di crescita in aree emergenti come l’India, ma rallentamenti in Cina e negli Stati Uniti. Inoltre, nel corso del 2024 si prevede un ulteriore calo dell’inflazione a livello internazionale, migliorando la fiducia dei consumatori. Tuttavia, i tassi di interesse rimarranno elevati, e saranno una delle sfide agli investimenti di consumatori e imprese.

Il ruolo del brand e l’Importanza del rapporto qualità-prezzo

“In questo nuovo anno, il prezzo continuerà a influenzare le decisioni d’acquisto dei consumatori. Le promozioni legate al prezzo hanno dimostrato di sostenere le vendite, ma competere solo su questo fronte è difficile. Consigliamo a Retailer e Produttori di mantenere stabile il valore del proprio brand agli occhi dei consumatori e di concentrarsi sui prodotti che offrono il giusto rapporto qualità-prezzo,” conclude Haaga.

Investimenti responsabili: risparmiatori, retail alimentari e Pmi 

Con due ricerche condotte in collaborazione con il Forum per la Finanza Sostenibile, BVA Doxa è uno tra principali attori delle settimane della SRI Sustainable and Responsible Investment, l’appuntamento dedicato all’Investimento Sostenibile e Responsabile svolto tra Milano, Roma e online dal 14 al 28 novembre.

In apertura dei lavori BVA Doxa ha presentato lo studio ‘Risparmiatori italiani, investimenti sostenibili e settore agroalimentare’, che ha approfondito gli orientamenti degli investitori retail rispetto agli investimenti ESG, in particolare, relativi al settore agroalimentare.
L’indagine, realizza con il sostegno di AllianzGI e Anasf, ha coinvolto 1.400 risparmiatori che nell’ultimo anno hanno investito almeno 1.000 euro, di cui 505 almeno 20.000 euro.

Sì a investimenti ESG nel comparto agroalimentare

Il 78% degli intervistati conosce, o quantomeno, ha sentito parlare di investimenti sostenibili, e il 21% ha già sottoscritto prodotti SRI.
Emerge interesse per il settore agroalimentare: il 65% di chi conosce gli investimenti sostenibili sarebbe disponibile a investire con criteri ESG nel comparto, considerato dal 46% fondamentale per la sostenibilità ambientale.

Per la metà dei risparmiatori che conoscono gli investimenti sostenibili, nel corso dell’ultimo anno sono aumentate le informazioni sui prodotti SRI fornite dalla banca, dall’assicurazione o dal consulente finanziario.
Il 47% degli intervistati percepisce inoltre un aumento delle competenze e dell’attenzione da parte del settore finanziario.

Pmi: aspettative di stakeholder e mercato i fattori chiave

La seconda settimana di eventi si è chiusa ancora una volta con la presentazione della seconda ricerca di BVA Doxa, ‘Pmi italiane, policrisi e finanza sostenibile: le opportunità per le imprese’, realizzata in collaborazione con Finlombarda, Forum della Finanza Sostenibile, e con il sostegno di BPER Banca ed ENPACL.

Allo studio hanno partecipato 450 Pmi, che hanno dimostrato di essere pienamente coinvolte nel processo di trasformazione sostenibile.
Per il 56% delle aziende i temi ESG hanno un ruolo ‘molto importante’ nelle scelte strategiche e di investimento. Un dato in forte aumento rispetto al 27% rilevato nell’indagine condotta nel 2020 (46% nel 2022).

I fattori da considerare nella spinta all’adozione di criteri ESG nelle strategie aziendali sono le aspettative del mercato e degli stakeholder.
Il 70% delle Pmi coinvolte nell’indagine dichiara di aver ricevuto richieste specifiche da clienti (35%), stakeholder interni, banche, compagnie assicurative, fornitori e investitori.

A cosa associare la sostenibilità?

Per finanziare i progetti sostenibili la maggior parte delle Pmi guarda ancora alle banche, ma oltre la metà esprime apertura in merito a nuovi strumenti finanziari, per ora scelti dal 18% delle aziende.

La propensione da parte degli operatori appare comunque abbastanza diffusa. Il 54% delle imprese ha ricevuto proposte di strumenti diversi dal credito.
La sostenibilità viene associata a obblighi legali (68% delle Pmi è abbastanza o molto d’accordo) o alle richieste e aspettative del mercato. Ma può diventare anche un fattore competitivo (86% abbastanza o molto d’accordo nel ritenere che la sostenibilità offra questa opportunità), e può contribuire a ridurre rischi rilevanti anche dal punto di vista economico e finanziario (82%).

Shopping natalizio online: come evitare la “truffa del pacco”

Già durante il Black Friday 2023 lo shopping online ha registrato un aumento della spesa media del +20% rispetto al 2022, mentre la spesa nei negozi fisici è diminuita dell’11%. E secondo i dati raccolti dalla banca online N26, per gli acquisti pre-natalizi gli italiani sceglieranno di acquistare principalmente sul web.

Lo shopping online però espone con maggiore probabilità al pericolo di frode. Un pericolo che non termina con il completamento dell’acquisto. Anche la fase della consegna dei beni acquistati può costituire infatti terreno fertile per i truffatori. Si tratta della cosiddetta “truffa del pacco”, una forma di phishing via email, o smishing via SMS.

Non aprite quella mail

Il meccanismo è semplice: una email o un SMS comunicano problemi con la consegna, o più semplicemente, è richiesta un’attività da parte del destinatario, come cliccare un link o comunicare informazioni personali e credenziali della carta di credito.
Il successo di questa truffa è proprio la credibilità. Con il picco di ordini online durante il periodo pre-natalizio, è facile credere che possa nascere un problema con la consegna.
Il team Trust & Safety di N26 condivide, quindi, quattro consigli, semplici e fondamentali, da seguire in caso di messaggi o email sospetti da parte di sedicenti servizi di corrieri, per poter completare l’esperienza di shopping online senza preoccupazioni.

Come riconoscere un messaggio di phishing

Anzitutto, osservare la formattazione del testo della mail o del messaggio ricevuto. Spesso i messaggi di phishing contengono formattazioni imprecise, errori di grammatica, una strana impaginazione o mancano di un indirizzo personalizzato.
Esaminare attentamente anche l’indirizzo email del mittente: i truffatori spesso usano indirizzi contraffatti, non coerenti con l’identità dell’azienda dichiarata.
Controllare poi il numero del mittente dell’SMS. Molte volte i messaggi di truffa sono inviati da numeri ‘sconosciuti’ o a cifre irregolari, che non corrispondono a quello ufficiale dell’azienda dichiarata.

Il consiglio migliore è contattare la propria banca

Fare attenzione al linguaggio dell’SMS/email. I truffatori utilizzano un linguaggio coercitivo o urgente per spingere le vittime ad agire rapidamente e d’impulso.
Per evitare brutte sorprese, dunque, di fronte a email e SMS dubbi, e prima di rilasciare informazioni personali o relative alla carta di credito, il consiglio migliore rimane quello di mettersi in contatto con la propria banca.

Produrre energia pulita a Torino grazie ai pannelli fotovoltaici

Torino è una città che ha molto da offrire ai suoi abitanti, a partire da un ricco patrimonio storico e culturale e una vivace economia, grazie anche alla sua posizione strategica al centro del Piemonte.

Il capoluogo però, è anche una città con un clima rigido, con inverni freddi e piovosi. Questo clima rende necessario riscaldare adeguatamente gli ambienti domestici e soprattutto produrre la necessaria acqua calda sanitaria per poter aumentare il comfort in casa.

Il riscaldamento degli ambienti domestici è chiaramente responsabile di una parte significativa dei consumi energetici di una famiglia. In particolare, il riscaldamento dell’acqua sanitaria può rappresentare fino al 20% della bolletta elettrica.

Per ridurre i consumi energetici e risparmiare, è possibile far installare un impianto fotovoltaico. I pannelli fotovoltaici sono dispositivi in grado di convertire la luce solare in energia elettrica, tra l’altro senza emissioni di gas serra.

Se vivi a Torino e l’argomento è di tuo interesse, ti interesserà certamente capire come produrre energia pulita grazie ai pannelli fotovoltaici, anche per quanto riguarda il riscaldamento dell’acqua sanitaria.

Vantaggi del produrre energia pulita con i pannelli fotovoltaici

I vantaggi del produrre energia pulita con i pannelli fotovoltaici sono molteplici:

  • Riduzione dell’inquinamento atmosferico: i pannelli fotovoltaici non contribuiscono ad emettere gas serra, migliorando così anche la qualità dell’aria in città.
  • Riduzione dei costi energetici: i pannelli fotovoltaici consentono di produrre energia elettrica in modo autonomo, riducendo la dipendenza da fonti energetiche fossili ed i relativi costi della bolletta elettrica.
  • Aumento del valore dell’immobile: un impianto fotovoltaico può aumentare il valore di un immobile, rendendolo più appetibile per gli acquirenti.
  • Contributo alla sostenibilità ambientale: i pannelli fotovoltaici contribuiscono a ridurre la nostra impronta ecologica, rendendoci più sostenibili dal punto di vista ambientale.

Come passare al fotovoltaico se vivi a Torino

Se vivi a Torino e desideri produrre energia pulita con i pannelli fotovoltaici, la buona notizia è che anche nel capoluogo piemontese vi è un numero sufficiente di ore di luce al mese (circa 331).

Dal punto di vista pratico, per passare al fotovoltaico è necessario fare quanto segue:

  1. Contattare un’azienda specializzata: è importante affidarsi a un’azienda che effettua l’installazione di impianti fotovoltaici a Torino, che possa fornire un servizio completo e professionale.
  2. Eseguire un sopralluogo: l’azienda effettuerà un sopralluogo per valutare la fattibilità dell’installazione e le caratteristiche dell’impianto da installare.
  3. Scegliere l’impianto fotovoltaico più adatto: esistono diversi tipi di impianti fotovoltaici, di diverse dimensioni e potenze. L’azienda vi aiuterà a scegliere l’impianto più adatto alle vostre esigenze e al vostro budget.
  4. Autorizzazioni: in alcuni casi è necessario ottenere le autorizzazioni necessarie da parte del Comune di Torino, ad esempio se ci si trova in centro storico.
  5. Installazione: l’azienda specializzata procederà con l’installazione dell’impianto fotovoltaico.
  6. Collegamento alla rete elettrica: l’impianto fotovoltaico può anche essere collegato alla rete elettrica nazionale per poter immettere in rete parte dell’energia prodotta, generando dei ricavi.

Tempi e costi

I tempi di installazione di un impianto fotovoltaico variano in base alla dimensione e alla potenza dell’impianto. In generale, l’installazione richiede da un paio di giorni a una settimana.

Per quel che riguarda i costi di un impianto fotovoltaico, anche questi variano in base alla dimensione, alla potenza e al tipo di impianto. In generale, un impianto fotovoltaico per una famiglia di 4 persone costa tra i 5.000 ed i 15.000 euro.

Considera ad ogni modo che esistono al momento numerosi bonus ed incentivi fiscali che consentono di recuperare del tutto o in buona parte il tuo investimento.

Conclusione

Dunque, produrre energia pulita a Torino con i pannelli fotovoltaici è possibile ed è un investimento che offre numerosi vantaggi, sia in termini economici che ambientali.

Questo potrebbe essere il momento giusto per fare installare un impianto, considerando i vantaggi fiscali al momento disponibili.

Parlane con il tuo installatore di fiducia per verificare la fattibilità dell’impianto nel luogo in cui vivi ed individuare la tipologia di pannelli più adatta alle tue necessità.

Salute: la spesa sanitaria pubblica nel 2050 raggiungerà il 9% del Pil 

Nel 2050, quando ci saranno 58,5 milioni di italiani, 2,4 milioni in meno rispetto a quelli attuali, un cittadino su tre sarà over-65, e su questa fascia di popolazione si concentrerà oltre il 70% della spesa sanitaria pubblica rispetto al 60% attuale.
A quanto emerge dal 18° rapporto “Meridiano Sanità”, di The European House – Ambrosetti, per soddisfare i crescenti bisogni di salute e assistenza, la spesa sanitaria pubblica nel 2050 dovrebbe raggiungere 211,3 miliardi di euro a prezzi correnti, +56,9% rispetto ai 134,7 miliardi attuali, pari a circa il 9% del Pil, che a oggi è pari al 6,7%.
Ma senza politiche attive per il mercato del lavoro il numero di occupati diminuirà del 17,2%, a 19 milioni. 

Cresce il bisogno di assistenza ma si riduce il numero di contribuenti 

Il nostro Sistema Sanitario Nazionale si trova quindi a rincorrere affannosamente l’aumento dei bisogni di salute e assistenza in un quadro di riduzione dei cittadini in età attiva, principali contribuenti della spesa sanitaria pubblica.
In pratica, dagli attuali 5.886 euro a carico di ciascun lavoratore la spesa sanitaria passerebbe a 11.151 euro nel 2050.

“Per garantire la tenuta del sistema sanitario e, più in generale di welfare, servono una strategia e una visione unitaria di demografia, economia e salute”, commenta Valerio De Molli, Managing Partner e ceo The European House. 
È perciò necessario avviare un dibattito sul finanziamento della sanità, che dovrebbe basarsi su una concreta integrazione tra pubblico e privato.

Come salvaguardare il SSN?

Per rispondere all’aumento della domanda di salute, e salvaguardare il SSN, seconda ‘impresa’ dopo la scuola per numero di addetti, si devono risolvere al più presto alcune questioni aperte, a partire dall’emergenza del personale sanitario.
Le carenze più significative riguardano ii Medici di Medicina Generale, nei quali il ricambio generazionale è in ritardo, e dagli infermieri, che hanno un limitato riconoscimento economico e professionale rispetto ai colleghi europei.
Con 6,2 infermieri per 1.000 abitanti l’Italia ha la metà degli infermieri della Germania rispetto alla popolazione (12 per 1.000 abitanti), Paese in cui le retribuzioni sono superiori al 30% rispetto al nostro Paese.

Il sistema salute è un asset strategico su cui investire

Emerge poi la necessità di accelerare la Riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR (Missione 6 ‘Salute’).
Grazie anche al rafforzamento di sistemi informativi, telemedicina e dati, a cui il PNRR destina oltre 4 miliardi di euro, la collaborazione tra MMG, farmacisti e altri professionisti delle cure primarie, rappresenta la via maestra per offrire ai pazienti un’assistenza continuativa e di prossimità.
La rete dell’assistenza rappresenta solo una componente dell’ecosistema della salute, sistema che unisce e mette in comunicazione la componente industriale privata con quella prevalentemente pubblica della rete di assistenza e ricerca.
Un ecosistema e un asset strategico su cui investire, anche per aumentare la competitività del Paese e rilanciarne la crescita.

Blockchain e web3 rivoluzionano il business

Il potenziale trasformativo della blockchain va infatti ben oltre le dinamiche finanziarie o le fluttuazioni del mercato delle criptovalute. Grazie a tecnologie come la blockchain il web3 infatti è il nuovo paradigma che promette di rivoluzionare il business creando un ecosistema più distribuito e decentralizzato. 
È quanto è emerso nel corso del convegno Blockchain impact on Business: Web3 and Internet of Value, organizzato al Parlamento Europeo dall’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano.

Nonostante le tempeste del mondo delle crypto, il settore legato al web3 sta dimostrando una notevole resilienza. La capitalizzazione di mercato di criptovalute e altri asset digitali ha raggiunto 1.300 miliardi di dollari (+32% in un anno). Circa 3 milioni di utenti mensili usano attivamente applicazioni decentralizzate (+32% in un anno), con 15.000 DApp sul mercato. E l’ecosistema DeFi (DApp del settore finanziario) è stabile a 40 miliardi di dollari.

Il progetto Digital Euro della UE

Nel 2022 sono stati identificati 278 progetti web3 (+13% rispetto al 2021). Nel settore bancario, 63 delle 100 principali banche al mondo hanno attivato almeno un progetto legato all’utilizzo di stablecoin, Central Bank Digital Currencies (CBDC) o servizi di custodia e investimento in criptovalute.

A oggi 94 banche centrali (60% del totale) stanno studiando o sperimentando nel campo delle CBDC.
Sono 129 le iniziative locali avviate e ci sono già 5 progetti attivi, mentre il 46% delle iniziative è in fase di sperimentazione (+8% sul 2022).
Contestualmente, anche l’Unione Europea sta mostrando un crescente impegno nello sviluppo del settore web3, evidenziato dal lancio del progetto Digital Euro e dalla pubblicazione del regolamento MiCA.

Una nuova era di fiducia decentralizzata

I principi fondamentali del web3 incentivano catene di valore collaborative, consentendo ai partecipanti di utilizzare e combinare smart contract preesistenti per innovare senza richiedere autorizzazioni.
Le imprese sperimentano tempi e costi di transazione ridotti attraverso processi fidati basati su blockchain. Gli strumenti web3 non solo offrono accesso a flussi di ricavi innovativi, ma consentono anche il riposizionamento del marchio per raggiungere nuovi segmenti di clientela.

In sintesi, il web3 sta ridefinendo la natura stessa dei modelli di business, promuovendo un coinvolgimento più forte degli utenti, una maggiore efficienza operativa e una nuova era di fiducia decentralizzata, in primis nel mondo digitale, ma anche con ripercussioni nel mondo fisico.
Una delle caratteristiche che potrebbe portare grandi novità nel campo del business è quella della programmabilità dei pagamenti nativi nell’ambito del web3.

Strumenti potenti per ottimizzare le transazioni finanziarie

Con gli smart contract basati su blockchain il concetto di ‘delivery versus payment’ assume una nuova dimensione. In un contesto di trade finance basato su web3, il pagamento potrebbe essere programmato automaticamente solo al momento in cui il compratore conferma la ricezione fisica del prodotto, garantendo la sicurezza della transazione.

La ‘time-bound automation’ sulla blockchain potrebbe essere utilizzata per gestire pagamenti programmabili legati a condizioni specifiche, garantendo il pagamento regolare senza richiedere azioni manuali.
Incorporando queste funzionalità nel contesto del web3, i pagamenti programmabili diventano strumenti potenti per ottimizzare le transazioni finanziarie, sfruttando la sicurezza e la trasparenza intrinseche della tecnologia blockchain.

Risparmi: l’ottimismo è in ripresa, ma si preferiscono investimenti più sicuri

La fiducia per il clima economico nel nostro Paese sta tornando a livelli analoghi a quelli della prima metà del 2021.
Lo attesta l’indagine annuale di Ipsos condotta per Acri, dal titolo Scelte consapevoli, educazione, responsabilità: la sfida del risparmio per le nuove generazioni.

Rispetto al 2022 diminuiscono le famiglie in forte difficoltà economica e aumentano quelle con una migliore tenuta del tenore di vita. Scende poi dal 17% al 14% la quota di chi appare seriamente in difficoltà.
Guardando al futuro, le previsioni sull’andamento dell’economia personale, locale, fino a quella europea e mondiale, portano gli italiani da un marcato pessimismo dello scorso anno a un rimbalzo positivo, trainato da forti attese personali, specie nella generazione di mezzo.

Il clima di incertezza penalizza gli strumenti finanziari più a rischio

A scapito dell’immobilismo e della liquidità, certamente legata all’inflazione e ai maggiori rendimenti offerti da molti intermediari e titoli di Stato, cresce la propensione verso strumenti finanziari più sicuri. Questo in un quadro, comunque, di incertezza verso regole e controlli, che penalizza gli strumenti più a rischio.

I più giovani però lamentano bassa competenza finanziaria, bassa autonomia gestionale ma sono molto interessati a approfondire i temi.
La sfida è quindi culturale e educativa, perché i più giovani ambiscono a una autonomia che raggiungono solo tardi, e a fatica.

Fiducia nella UE intaccata dalla politica sui tassi di interesse

In questo scenario incerto, si indebolisce la fiducia nell’Unione Europea e nell’euro, sostenuta comunque dalle nuove generazioni.
I dati evidenziano una polarizzazione tra chi ha fiducia nelle azioni e nelle scelte che verranno prese (51%) e chi no (49%).

A intaccare la fiducia ha contribuito la politica sui tassi di interesse della BCE per contrastare l’inflazione. Una misura che ha messo in difficoltà molte famiglie e imprese, costrette a pagare interessi più alti su mutui, prestiti, e finanziamenti, e per questo divenute molto più critiche verso la UE.
Inoltre, va sottolineato come le crisi legate alla scarsità e ai costi maggiori di materie prime ed energia abbiano indebolito l’idea che l’Europa, sempre riconosciuta per la sua tutela delle libertà e dei singoli, sia in grado di difendere gli ideali democratici e la capacità competitiva sui mercati internazionali.

Si allenta il legame percepito tra responsabilità sociale e ambientale

Sembra allentarsi poi il legame percepito tra responsabilità sociale e ambientale, abilitatori della competitività aziendale e dello sviluppo economico del Paese. Rimane però importante il contributo delle associazioni di categoria, dei corpi intermedi, e del Terzo settore, nel garantire coesione sociale e sviluppo.
I singoli cittadini rimangono molto attivi, sia nell’ambito del volontariato, donando il proprio tempo, e ancor più facendo donazioni per sostenere il Terzo settore e iniziative benefiche.
Coerentemente, è sempre forte la percezione del ruolo sociale del risparmio, strumento fondamentale per garantire crescita economica, sviluppo sociale e civile del Paese.

Commercio: perchè aprire un negozio nel 2023 è una “missione impossibile”?

Carovita, rallentamento dei consumi, concorrenza della grande distribuzione e del web non accelerano solo le chiusure di imprese nel commercio, ma fanno crollare anche le ‘nuove nascite’.

Per il 2023 l’Osservatorio Confesercenti, sulla base di elaborazioni dei dati camerali, stima che abbiano tirato su la saracinesca per la prima volta poco più di 20mila attività, l’8% in meno del 2022. È il numero più basso degli ultimi dieci anni: nel 2013 erano state oltre 44mila, più del doppio. E nel 2030 saranno circa 11mila.
Una crisi che ha falcidiato il tessuto commerciale italiano, e che senza un’inversione di tendenza è destinata a continuare.
Insomma, oggi aprire un negozio è una missione sempre più impossibile. 

Le tipologie di attività più a rischio estinzione

Il ‘crollo delle nascite’ riguarda quasi tutte le tipologie di commercio in sede fissa, con cali particolarmente rilevanti per i negozi di articoli da regalo e per fumatori (-91%, -1.293 nuove aperture vs 2013), gestori carburanti (-80%, -441), edicole e punti vendita di giornali, riviste e periodici (-79%, -625), ma anche negozi di tessile, abbigliamento e calzature, che nel 2023 dovrebbero registrare solo 2.167 iscrizioni di nuove attività (-3.349).

Con la progressiva riduzione della rete di negozi, anche gli intermediari del commercio perdono pezzi. Per il 2023 si prevedono solo 9.306 nuove iscrizioni, quasi la metà delle 18.149 del 2013.
Tra le attività del commercio, le nuove imprese aumentano solo nel commercio via internet, che vede esplodere le iscrizioni rispetto a dieci anni fa (6.427 quest’anno, +188%), comunque insufficienti a compensare il calo di natalità complessiva del settore (-23.320). 

Ambulanti: nel 2025 non ci saranno più nuove iscrizioni?

Aperture in caduta libera anche per il commercio su aree pubbliche, che quest’anno dovrebbe registrare solo 3.626 nuove imprese, -9.377 rispetto al 2013.
Quello del commercio ambulante è un caso particolare. Se la situazione dei mercati appare compromessa da dieci anni di incertezza, ora il comparto ha frenato gli investimenti, causando la chiusura di migliaia di imprese e il depotenziamento dell’offerta.

Il crollo di aperture del 2023 è il culmine di una tendenza discendente: nel 2022 le nuove imprese erano solo 4.008 e 6.009 nel 2021, numeri lontanissimi dai livelli del 2013 (13.003) e dei primi anni del decennio passato. Se il trend degli ultimi due anni si mantenesse inalterato, nel 2025 non ci sarebbero più nuove iscrizioni.

Nessuna regione sfugge alla denatalità di nuove imprese

Nessuna regione sfugge alla riduzione di nuove imprese del commercio, con livelli di aperture ovunque inferiori rispetto al 2022, soprattutto nel Lazio e Sardegna (-11%), Campania e Sicilia (-10%).
Nel confronto decennale la denatalità peggiore è registrata dal Piemonte (-70% vs 2013, -3.201 aperture), seguito da Sardegna (-67%, -852), Lazio (-62%, -2.784), Sicilia (-61%, -2.360).

Considerando il numero assoluto delle nuove aperture, sempre rispetto al 2013, è la Campania a registrare il calo più consistente (-4.421), seguita da Piemonte (-3.201), Lazio (-2.784), Sicilia (-2.360), Lombardia e Veneto (rispettivamente -2.325 e -2.088).

Sostenibilità: un vademecum di azioni concrete

Come agire per il cambiamento ambientale e sociale? Durante l’edizione 2023 del Salone della Csr e dell’innovazione sociale sono emersi alcuni suggerimenti per azioni concrete e puntuali, tradotti in pillole di sostenibilità dedicate a persone e imprese. Dal 2013 il Salone contribuisce alla diffusione della cultura della responsabilità sociale, offre occasioni di aggiornamento e facilita il networking tra i diversi attori sociali.

La sostenibilità è un processo in evoluzione: essere responsabili è l’unica strada possibile e misurare l’impatto è il punto di partenza per definire strategie efficaci per un futuro sostenibile. Ma è anche un percorso condiviso, e richiede una trasformazione degli stili di vita e del modo di gestire le organizzazioni.
Per abitare il cambiamento è necessario costruire una nuova bussola di valori e valorizzare il ruolo che ognuno gioca per lo sviluppo sostenibile.

Pillole di sostenibilità per le persone

Anzitutto ridurre lo spreco alimentare, e scegliere sempre e solo prodotti di stagione, possibilmente sfusi, oppure confezionati con materiali ecosostenibili e riutilizzabili.
Imparare a riparare gli oggetti e a riutilizzare gli scarti in modo creativo con il fai-da-te.

Partecipare in modo continuativo e costruttivo alla vita della propria comunità, cominciando dagli ambiti che si percepiscono come più vicini, come la scuola, le iniziative di solidarietà o attività, ad esempio il plogging, la raccolta dei rifiuti mentre si fa jogging.
Condividere con parenti, amici, vicini i comportamenti virtuosi, anche attraverso la creazione di gruppi di acquisto e condivisione.

Scelte sostenibili in casa e all’aperto

E ancora: insegnare ai propri figli che la sostenibilità è un valore, coinvolgendoli direttamente con piccoli ‘incarichi’, come la raccolta differenziata o il mercatino dei giochi usati.
Fare più attività sportiva e vivere lo sport come momento di inclusione e aggregazione, partecipando attivamente alle iniziative sul territorio.

In casa, usare riduttori di flussi d’acqua, non lasciare dispositivi elettrici ed elettronici in stand-by, scegliere elettrodomestici a basso consumo.
Scegliere di andare a piedi, con i mezzi pubblici o in bicicletta per gli spostamenti in città e preferire il treno per i viaggi più lunghi. E conoscere e approfondire temi legati sostenibilità anche visitando musei, mostre, biblioteche e spazi culturali.

Pillole di sostenibilità per le organizzazioni

Investire nell’educazione dei giovani e nella formazione dei collaboratori, ripensare la logistica e rinnovare le flotte aziendali per ridurre l’impronta carbonica, promuovere la simbiosi industriale per migliorare l’economia circolare, dedicando maggiori risorse alle collaborazioni di filiera e all’ecodesign. Lo riporta Adnkronos. Ma anche creare più spazi per il verde pubblico e realizzare orti e giardini sui tetti degli edifici aziendali.
Facilitare e sostenere la creazione di comunità energetiche, investire risorse in cultura e migliorare la collaborazione con gli enti culturali. Innovare i sistemi di welfare aziendale per renderli più vicini ai bisogni delle persone, ridurre l’impatto degli eventi musicali, sportivi e culturali, rendere etichette e confezioni più chiare per favorire ulteriormente la trasparenza verso il consumatore. E definire e applicare policy DE&I.

Proteggere il brand dalle cyber minacce: i consigli degli esperti

L’obiettivo dei cyber criminali è sempre quello di rubare le credenziali di accesso o sottrarre informazioni aziendali e finanziarie, mentre per la vittima, in questo caso, il brand, il rischio è di subire non solo gravi perdite in termini di dati e denaro, ma un danno alla reputazione del marchio.
Di fatto, i criminali informatici sfruttano la buona reputazione dei brand per condurre attività malevole. In pratica, copiano fedelmente il sito web di un brand o un servizio online, e utilizzano contenuti accurati per ‘ingannare’ le vittime e spingerle ad accedere al sito inserendo le proprie credenziali. In particolare, secondo l’ultimo report Spam e Phishing di Kaspersky, nel 2022 il maggior numero di clic su link di phishing bloccati riguarda le pagine che si spacciano per servizi di consegna (27,38%), seguite dagli store online (15,56%), i sistemi di pagamento (10,39%) e le banche (10,39%).

“Formare” dipendenti e clienti alla cybersicurezza

Per proteggere il proprio brand da possibili rischi informatici, è opportuno seguire alcune semplici regole. La prima è insegnare a riconoscere e-mail o siti di phishing ai dipendenti e ai clienti.
Una scarsa attenzione alla sicurezza informatica da parte del personale può infatti portare all’interruzione di importanti attività aziendali e alla perdita di dati. I cybercriminali possono impossessarsi dei profili social dell’azienda ed effettuare attività malevole per suo conto. E i clienti corrono lo stesso rischio, quindi, dovrebbero conoscere le possibili minacce. Per farlo, le aziende possono organizzare corsi di formazione dedicati alla cybersecurity per i dipendenti e creare storie o campagne e-mail che spieghino ai clienti come identificare le attività di phishing.

Avvisare l’azienda in caso di tentativo di phishing

Se si lavora nel settore finanziario o in un altro ambito particolarmente sensibile, che spesso attira l’interesse dei criminali informatici, è importante avvertire i propri clienti e fare in modo prendano consapevolezza del crescente rischio di poter essere ingannati. Occorre quindi invitarli a prestare maggiore attenzione alle e-mail e ai messaggi che ricevono. Inoltre, è opportuno chiedere ai propri clienti di segnalare eventuali attività sospette svolte a nome del marchio, attraverso screenshot o altre prove tangibili, così da potere scoprire in tempo le azioni sospette.

Occhio alle impostazioni della privacy sui social

Di solito le aziende postano informazioni non solo sulle proprie risorse, ma anche su piattaforme esterne. Per questo è importante controllare attentamente le impostazioni relative alla privacy, creare password complesse, e dove possibile, impostare l’autenticazione a due fattori. Utilizzare strumenti di threat intelligence, come Kaspersky Digital Footprint Intelligence, permette di rilevare in modo tempestivo eventuali attacchi di impersonificazione di un brand. Queste soluzioni offrono notifiche in tempo reale sul phishing mirato e i profili social falsi, nonché aiutano a tracciare la comparsa di siti web di phishing, che sfruttano il brand name di un’azienda, nonché a monitorare e rimuovere i falsi account di social network, e le app nei marketplace mobili.